Una lettura concreta delle norme, tra fruizione attuale, scadenze e prospettive per il 2026
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Il Decreto-Legge 21 novembre 2025, n. 175, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ha introdotto una serie di misure urgenti sul Piano Transizione 5.0. L’intervento normativo è arrivato in un momento particolarmente delicato, segnato dalle discussioni sul possibile esaurimento delle risorse e dalle esigenze delle imprese che avevano già presentato domanda o erano in procinto di farlo.
La lettura tecnica del provvedimento mostra un quadro più equilibrato di quello emerso nel dibattito pubblico: la Transizione 5.0 rimane fruibile, entro le scadenze previste, e l’intero impianto della misura non viene affatto smontato. Al contrario, viene organizzato, chiarito e in parte rafforzato.
La misura resta attiva: chi può presentare domanda e fino a quando
Le comunicazioni 5.0 restano accettate — e il decreto lo conferma formalmente — fino al 27 novembre 2025, con possibilità di integrazioni richieste dal GSE fino al 6 dicembre 2025.
Il termine non è stato prorogato, ma nemmeno anticipato o limitato: la misura, quindi, non è chiusa.
Inoltre, il decreto chiarisce quali elementi possono essere integrati e quali no. Le certificazioni energetiche richieste dalla norma, ad esempio, restano vincolanti e non sanabili; ma questo è coerente con la struttura tecnica della Transizione 5.0 sin dal suo avvio.
Il nodo del cumulo e l’obbligo di scelta
Uno degli aspetti centrali del provvedimento riguarda la questione della cumulabilità tra Transizione 5.0 e il credito beni strumentali 4.0.
Il decreto fornisce un’interpretazione autentica della norma originaria: il divieto di cumulo opera già in fase di accesso, non soltanto in fase di fruizione.
Il Governo ha quindi imposto un obbligo di opzione per quelle imprese che avevano presentato domanda su entrambe le misure per gli stessi beni. La scelta dovrà essere formalizzata entro il 27 novembre. È importante sottolineare che l’obbligo riguarda le prenotazioni, non le pratiche già giunte in fase di completamento.
Questa scelta normativa evita la doppia immobilizzazione di risorse e permette al GSE di liberare spazio nei plafond, soprattutto in un momento in cui il tema “risorse disponibili” è diventato centrale.
Il meccanismo di salvaguardia per chi sceglie 5.0
Una novità che merita attenzione è il cosiddetto meccanismo di salvaguardia.
Se un’impresa sceglie di mantenere la Transizione 5.0 ma non riesce ad accedere al credito per esaurimento del plafond, potrà comunque rientrare nel credito beni strumentali 4.0, a condizione di avere i requisiti tecnici e che rimangano risorse disponibili.
Il ritorno al 4.0 non avviene automaticamente, ma attraverso una nuova istanza, perché la precedente domanda è stata annullata dall’opzione. È un sistema che tutela le imprese senza bloccare la gestione delle risorse.
Lo svincolo delle risorse e il ruolo del GSE
Il decreto prevede anche una procedura accelerata per lo svincolo delle risorse, nei casi in cui un’impresa abbia prenotazioni su entrambe le misure e arrivi alla comunicazione di completamento dell’investimento.
La norma prevede un termine stringente: entro cinque giorni dalla richiesta del GSE, l’impresa deve dichiarare quale misura intende utilizzare. La mancata risposta comporta la decadenza dal beneficio relativo al credito non scelto.
L’obiettivo è chiaro: liberare rapidamente le risorse “congelate” da doppie prenotazioni e redistribuirle ad altre imprese in attesa.
La Transizione 5.0 rimane fruibile entro le scadenze
Nonostante alcune interpretazioni circolate nei giorni scorsi, la misura non è stata abrogata, sospesa o annullata. La Transizione 5.0, così come regolata dal DL 19/2024 e dai decreti attuativi successivi, rimane attiva fino alle scadenze fissate.
Il nuovo decreto del 21 novembre non chiude il programma: lo riorganizza, lo chiarisce e permette — di fatto — di continuare a fruirne in modo ordinato.
Le dichiarazioni del Ministro Urso
In più occasioni, e in particolare durante un intervento pubblico dell’11 novembre, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy ha ribadito che il Governo sta lavorando per garantire copertura anche alle domande presentate entro fine anno.
Pur non quantificando gli importi e non anticipando misure definitive, il messaggio pubblico è stato chiaro: l’esecutivo punta a trovare le risorse necessarie.
È una posizione che non offre certezze, ma indica una direzione precisa: la volontà di mantenere la Transizione 5.0 operativa sia nella fase finale del 2025, sia nel passaggio al 2026.
Il tema del 2026: Transizione 5.0 e Superammortamento
Parallelamente, il dibattito pubblico si sta concentrando sul futuro della politica industriale.
Il Documento Programmatico di Bilancio parla del nuovo Superammortamento 2026, che interesserà una parte degli investimenti oggi coperti da Transizione 4.0 e 5.0.
Molte ricerche online evidenziano l’interesse crescente su questo tema, con query come “superammortamento 2026”, “superammortamento 2026 come funziona” e “industria 5.0 2026”.
La relazione tra le due misure è semplice:
il 2025 è l’ultimo anno del credito d’imposta Transizione 5.0, mentre dal 2026 entrerà in funzione un sistema basato sulle maggiorazioni fiscali, non più sul credito diretto.
La transizione, dunque, non rappresenta uno stop, ma un’evoluzione del modello.
Conclusioni
L’analisi del decreto-legge del 21 novembre 2025 mostra un quadro molto più ordinato di quanto possa sembrare.
La Transizione 5.0 è ancora fruibile, pur all’interno di un contesto regolato e con limiti legati al plafond. Le nuove norme impongono scelte chiare, evitano duplicazioni e accelerano lo svincolo delle risorse.
Restano aperte le questioni relative al rifinanziamento, e su questo si attendono sviluppi nelle prossime settimane. Tuttavia, le dichiarazioni del Governo indicano una linea di continuità con l’obiettivo di garantire l’accesso agli incentivi per tutte le imprese che completano gli investimenti entro il 31 dicembre.
Il 2026 porterà un nuovo scenario con il Superammortamento, ma il 2025 resta, fino all’ultimo giorno utile, l’anno della Transizione 5.0.





