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Transizione 4.0 – 5.0: cosa aspettarsi dal nuovo incentivo 2026

Il 2026 segnerà l’avvio di un nuovo incentivo nazionale, concepito per integrare in un unico pacchetto la Transizione 4.0 e 5.0, con l’obiettivo di sostenere le imprese italiane nella doppia trasformazione: digitale ed energetica.

⚠️ Nota: al momento si tratta di rumors e fonti trapelate, non di informazioni ufficiali.

Si tratta di una novità significativa, perché unisce due strumenti finora separati: da un lato la digitalizzazione dei processi produttivi (software, macchinari connessi, sistemi gestionali integrati) e dall’altro l’efficientamento energetico e gli investimenti green. L’idea è di semplificare la burocrazia e di rendere l’accesso più chiaro e immediato per le PMI, che rappresentano la spina dorsale del tessuto produttivo italiano.

Le prime linee guida trapelate indicano tre punti chiave:

  1. Format semplificato, senza le complicazioni del PNRR
    • La misura dovrebbe eliminare procedure e calcoli complessi, evitando piattaforme dedicate e obblighi DNSH (Do No Significant Harm), rendendo la misura accessibile anche alle imprese più piccole, fino ad oggi spesso escluse dalla Transizione 5.0.
    • L’accesso diretto significa meno tempi morti e maggiore certezza su quali investimenti siano effettivamente ammessi.
  2. Due aliquote distinte: digitale e green
    • L’ipotesi più concreta è di avere una aliquota per gli investimenti digitali (macchinari intelligenti, software gestionali, automazione) e una aliquota per la parte green (efficienza energetica, macchine a basso consumo, soluzioni eco-sostenibili).
    • Le PMI avranno quindi la possibilità di calcolare separatamente i benefici per ciascun binario, semplificando la pianificazione dei progetti e il ritorno economico atteso.
    • In alcuni scenari, l’investimento digitale potrebbe rimanere un prerequisito per accedere alla componente green, garantendo che ogni euro incentivato contribuisca alla trasformazione integrata dell’azienda.
  3. Revisione degli allegati A e B
    • Gli allegati, fermi da diversi anni, saranno aggiornati per includere beni strumentali più moderni, come motori elettrici, server industriali, sistemi IoT per la gestione energetica e macchinari ad alta efficienza.
    • Si ipotizza anche l’introduzione di un eventuale Allegato C dedicato esclusivamente al risparmio energetico, con linee guida chiare sui parametri da rispettare per accedere al credito d’imposta.
    • Questo aggiornamento permetterà alle PMI di pianificare investimenti realistici, allineati agli standard più recenti di efficienza e digitalizzazione.

Perché questa novità è un’occasione unica per le PMI

Per le piccole e medie imprese, spesso scoraggiate dalla complessità dei precedenti strumenti, questo nuovo incentivo rappresenta un cambiamento di paradigma:

  • accesso più semplice e immediato;
  • benefici chiari e separati per digitale e green;
  • possibilità di pianificare investimenti a breve e medio termine con maggiore certezza sul ritorno economico.

👉 In pratica, le imprese non dovranno più affrontare iter burocratici frammentati o rischiare di perdere i benefici perché il progetto non rientrava nelle vecchie classificazioni.

Quanti fondi ci saranno davvero?

Le cifre ballano. Si parla di 3–3,5 miliardi di euro, frutto di risorse “riciclate” dal PNRR non ancora spese.
Un plafond importante, ma non infinito: a seconda della durata della misura (1 anno o 2 anni), potrebbe finire molto più velocemente di quanto le imprese si aspettino.

👉 Tradotto: se tutti aspettano, il rischio è trovarsi davanti a un incentivo già saturo.

Il paradosso dei “progetti nel cassetto”

Secondo indiscrezioni, molte realtà della finanza agevolata starebbero preparando “progetti cumulativi” da presentare non appena la nuova misura sarà attiva.
Una strategia attendista che però rischia di:

  • falsare la percezione del fabbisogno reale delle imprese,
  • complicare la pianificazione delle risorse a livello governativo ed europeo,
  • creare colli di bottiglia e rallentamenti nell’accesso ai fondi.

Insomma: chi aspetta troppo rischia di restare indietro.


Perché per le PMI il tempo è la vera variabile critica

In questo scenario, le grandi imprese hanno risorse per pianificare e aspettare.
Le PMI del Sud e del Centro-Nord, invece, rischiano di trovarsi senza liquidità né certezze.

E qui entra in gioco una riflessione importante: la finanza agevolata non è mai solo “un incentivo”. È un percorso che va pianificato oggi, con numeri alla mano, valutando quali investimenti avviare subito e quali posizionare nel 2026.

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