L’industria 4.0 è conclusa,
gli incentivi no.

Accesso agevolato a fondi, bonus e agevolazioni fiscali per portare la tua azienda nel futuro.

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Lo stato italiano ha apposto un plafond massimo di € 2.2 Mlrd, da richiedere entro il 2026. Perché lasciarli sfuggire? Contattaci, GV Consulting è l’azienda italiana leader nel settore accesso incentivi 5.0.

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  • La Guida Definitiva all’Industria 5.0: Capire gli Incentivi, la Conformità e i Requisiti per le PMI

    Prima di andare a vedere come accedere agli incentivi, dobbiamo assolutamente spiegare cos’è l’industria 5.0 e cosa la differenzia dalla transizione 4.0

    Cos’è l’Industria 5.0

    L’Industria 5.0 è l’evoluzione naturale della 4.0. Non si tratta solo di connettere le macchine al gestionale: oggi l’obiettivo principale è ridurre i consumi energetici e rendere più sostenibile la produzione industriale.

    In pratica, un macchinario è considerato “efficiente” quando consuma meno energia rispetto alla macchina che sostituisce o a quelle disponibili negli ultimi anni.

    Per le PMI italiane, questo significa poter beneficiare di incentivi fiscali concreti, fino al 45%, che rappresentano un’opportunità reale per modernizzare il parco macchine senza gravare sul bilancio.


    Incentivi Industria 5.0: una panoramica chiara

    Gli incentivi Industria 5.0 sono pensati per facilitare l’adozione di macchine più efficienti e tecnologicamente avanzate. La struttura principale comprende:

    • Credito d’imposta fino al 45% sull’investimento della macchina;
    • Inclusione del software collegato al macchinario, con possibilità di deduzione alla stessa percentuale;
    • Spese peritali e certificazioni fino a 10.000 € per le PMI e certificazione del credito da revisore contabile fino a 5.000 €;
    • Scadenze precise: consegna macchina entro il 31/12/2025, perizia entro il 28/02/2026.

    Questi strumenti permettono di valutare con serenità e precisione ogni investimento, senza rischiare di perdere incentivi importanti.


    Requisiti tecnici per ottenere gli incentivi

    Diagramma di flusso che rappresenta i passaggi per ottenere gli incentivi della 5.0 con GVCONSULTING. L'immagine mostra tre icone collegate da frecce blu: la prima icona a sinistra raffigura una lente d'ingrandimento con un punto interrogativo e ingranaggi, simboleggiando l'analisi e la consulenza iniziale. Al centro, il logo di GVCONSULTING è accompagnato da un'icona con una mano che sostiene un ingranaggio con un segno di spunta, rappresentando la soluzione fornita dalla consulenza. A destra, l'ultima icona mostra monete impilate con un documento che riporta un simbolo di percentuale, indicando il raggiungimento degli incentivi finanziari.

    Per essere conformi e accedere ai crediti d’imposta, i macchinari devono soddisfare alcuni requisiti chiave:

    1. Efficienza energetica comprovata;
    2. Connessione al gestionale, garantendo la continuità digitale;
    3. Monitoraggio dei consumi tramite pinza amperometrica per almeno 5 anni;
    4. Perizie e certificazioni conformi alle norme Industria 4.0 e 5.0.

    Seguire questi criteri assicura una transizione sicura e priva di sorprese, dando alle PMI la tranquillità di rispettare tutte le normative e massimizzare i benefici fiscali.


    Domande frequenti su Industria 5.0

    Industria 5.0 cos’è?
    È la digitalizzazione industriale evoluta, con focus sul risparmio energetico e sull’ottimizzazione dei processi produttivi.

    Quali incentivi sono disponibili?
    Crediti d’imposta fino al 45%, comprensivi di macchinari, software e certificazioni, pensati per agevolare le PMI.

    Come dimostrare l’efficientamento energetico?
    Attraverso una perizia certificata e un monitoraggio costante dei consumi, garantendo dati chiari e trasparenti.

    Quali sono le scadenze da rispettare?

    • Consegna macchina: entro 31/12/2025
    • Perizia: entro 28/02/2026

    Perché vale la pena conoscere l’Industria 5.0

    L’Industria 5.0 offre vantaggi concreti:

    • Riduzione dei consumi energetici e quindi dei costi operativi;
    • Accesso a incentivi fiscali significativi;
    • Aggiornamento tecnologico senza impatti sul bilancio;
    • Preparazione a un futuro industriale più sostenibile e competitivo.

    Conoscere questi strumenti consente alle PMI di prendere decisioni informate, pianificare gli investimenti e restare al passo con le opportunità legislative.


  • Mantenimento iscrizione Albo Certificatori: Novità 2025

    Dal 17 settembre 2025 è attiva la procedura telematica per il mantenimento dell’iscrizione all’Albo dei certificatori, accessibile sul portale certificatoricreditors.mimit.gov.it.

    Si tratta di un adempimento essenziale per tutti i professionisti e le società che operano con certificazioni legate a ricerca, sviluppo, innovazione e design, strumenti indispensabili per accedere alle agevolazioni dei piani Transizione 4.0 e Transizione 5.0.

    La procedura nasce dall’articolo 6 del decreto direttoriale MIMIT 21 febbraio 2024, in attuazione del DPCM 15 settembre 2023, che introduce per la prima volta l’obbligo di rinnovo annuale dell’iscrizione.


    Scadenze e obblighi di rinnovo

    Gli iscritti all’Albo devono:

    • confermare, tra il 1° gennaio e il 31 ottobre di ogni anno, la volontà di mantenere l’iscrizione;
    • attestare la permanenza dei requisiti richiesti.

    ⚠️ La mancata comunicazione comporta la decadenza dall’Albo dal 1° gennaio dell’anno successivo.


    Requisiti per il mantenimento

    Il criterio principale resta la continuità operativa:

    • occorre dimostrare di aver completato almeno 15 progetti collegati a contributi o sovvenzioni per ricerca, sviluppo, innovazione e design negli ultimi tre anni.

    Questo requisito selettivo garantisce che l’Albo rimanga uno strumento affidabile, composto da professionisti realmente attivi e qualificati.


    Procedura semplificata

    Rispetto all’iscrizione iniziale, il mantenimento prevede modalità semplificate:

    • accesso con SPID o CIE e firma digitale;
    • pagamento del solo bollo da 16 € via PagoPA (senza la tassa governativa di 168 € prevista al primo inserimento);
    • precompilazione automatica dei dati e dei progetti ancora validi;
    • integrazione obbligatoria del campo sulle attività svolte.

    Inoltre, è possibile aggiornare gli ambiti di competenza, aggiungendo nuovi settori in cui si intende operare.


    Tolleranza e sospensione

    Il sistema introduce un meccanismo di flessibilità:

    • è possibile non richiedere il mantenimento fino a due periodi consecutivi senza perdere definitivamente l’iscrizione;
    • solo al terzo mancato rinnovo scatta la sospensione dall’Albo e l’impossibilità di trasmettere certificazioni.

    Perché il mantenimento dell’Albo è fondamentale

    Questa prima applicazione della procedura di mantenimento rappresenta un passaggio chiave per consolidare l’Albo come strumento di qualità a supporto dei meccanismi di agevolazione.

    Un Albo aggiornato e affidabile garantisce:

    • maggiore trasparenza nei progetti di Transizione 4.0 e 5.0;
    • certificazioni solide e meno rischi di contestazioni;
    • continuità per le imprese che investono in innovazione, digitale ed efficienza energetica.

    Conclusione

    Il mantenimento dell’iscrizione all’Albo Certificatori 2025 non è una semplice formalità, ma un requisito imprescindibile per restare nel circuito delle agevolazioni 4.0 e 5.0.

    Grazie alla nuova procedura telematica, l’adempimento è più semplice e accessibile, ma richiede attenzione: la scadenza del 31 ottobre 2025 è un termine da non sottovalutare per non perdere opportunità fiscali e progettuali.


  • Proroga 5.0: cosa può cambiare con la Legge di Bilancio 2026

    La domanda che oggi si pongono molte imprese è una sola: ci sarà davvero una proroga della Transizione 5.0?
    Con la fine del 2025 ormai alle porte e la prossima Legge di Bilancio 2026 in lavorazione, il futuro degli incentivi alle imprese italiane è più che mai al centro del dibattito.

    Molte misure chiave – tra cui i crediti d’imposta Industria 4.0 e Transizione 5.0, insieme agli incentivi per le Zone Economiche Speciali (ZES) – sono infatti in scadenza il 31 dicembre 2025. La proroga o meno di questi strumenti determinerà la possibilità per le imprese di continuare a investire con una leva fiscale significativa.


    Verso una proroga 5.0: cosa si sta discutendo

    Sul tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy c’è un’ipotesi forte: superare la divisione tra 4.0 e 5.0 e arrivare a un unico credito d’imposta che copra sia progetti di digitalizzazione sia progetti di sostenibilità energetica.

    Questo accorpamento avrebbe due effetti principali:

    • semplificazione degli obblighi rispetto all’attuale 5.0 (ad esempio con minori vincoli sul principio DNSH),
    • estensione della platea delle imprese beneficiarie, includendo comparti energivori finora rimasti penalizzati.

    Si parla inoltre di una possibile premialità aggiuntiva per i progetti che riescono a coniugare entrambe le dimensioni – quella digitale e quella green – la cosiddetta “twin transition”.

    👉 In sintesi: la proroga Transizione 5.0 non sarebbe una semplice estensione di scadenze, ma una riformulazione profonda degli incentivi, con regole nuove e una durata potenzialmente più lunga.


    Proroga 5.0 o stop definitivo?

    Ad oggi, la normativa prevede che senza interventi legislativi i fondi 5.0 e 4.0 si chiudano con il 2025.
    Il rischio concreto è che molte imprese, già in ritardo sulla pianificazione degli investimenti, restino escluse da opportunità di finanziamento mai così vantaggiose.

    SCADENZE:

CONSEGNA MACCHINARI: 
31 dicembre 2025
CARICAMENTO PERIZIE: 
28 febbraio 2026

    È anche per questo che cresce la pressione da parte delle associazioni di categoria, che chiedono una proroga industria 5.0 fino al 2026 (o oltre), evitando una brusca interruzione delle agevolazioni.


    Non solo 5.0: gli altri incentivi in scadenza

    Oltre alla proroga Transizione 5.0, la Legge di Bilancio 2026 dovrà decidere il destino di altre misure strategiche:

    • Fondo di Garanzia PMI: l’estensione di un anno richiederebbe circa 2,3 miliardi di euro, con la possibilità di attingere a fondi residui degli anni Covid ed energia.
    • Proroga ZES Unica: il credito d’imposta per gli investimenti al Sud vale oltre 2,2 miliardi solo per il 2025; in discussione c’è anche l’inclusione di Umbria e Marche.
    • Decontribuzione per assunzioni al Sud: possibile rinnovo per un anno con un budget di circa 590 milioni.
    • Innovazione e design: probabile prolungamento degli incentivi legati a innovazione tecnologica, green e creatività.

    Perché la proroga Transizione 5.0 è cruciale

    La Transizione 5.0 ha messo sul piatto 6,3 miliardi di euro, ma finora ne sono stati utilizzati poco più di 1,6. Senza un allungamento dei tempi o un riassetto della misura, oltre la metà delle risorse rischia di rimanere inutilizzata.

    Una immagine che rappresenta a sinistra una foresta e sulla destra una industria che inquina

    Ecco perché la proroga 5.0 2026 non è solo probabile, ma necessaria.
    Il vero nodo è capire in quale forma: un’estensione “tecnica” di pochi mesi (la famosa “proroghina”), oppure una riforma organica con incentivi più snelli e un respiro pluriennale.


    Conclusione: cosa aspettarsi

    La proroga industria 5.0 sarà uno dei punti più caldi della prossima Legge di Bilancio.
    Per le imprese la lezione è chiara: non aspettare l’ultimo minuto. Pianificare gli investimenti ora significa essere pronti a cogliere i benefici, qualunque sia la configurazione finale della misura.

    Chi rimanda rischia di restare fuori, perché – proroga o non proroga – la finestra agevolativa non sarà infinita.


  • Completamento vs Entrata in esercizio negli investimenti fotovoltaici

    Il DM 24 luglio 2024, che disciplina l’accesso agli incentivi fiscali della Transizione 5.0, ha introdotto una distinzione che molte imprese stanno sottovalutando e che rischia di compromettere l’ottenimento del credito d’imposta.

    Il decreto differenzia chiaramente tra:

    • Completamento dell’investimento fotovoltaico: il momento in cui l’investimento viene considerato fiscalmente concluso.
    • Entrata in esercizio dell’impianto: il momento in cui l’impianto inizia a produrre energia.

    Questa differenza non è solo formale, ma può avere conseguenze dirette sull’ammissibilità agli incentivi.


    Cosa si intende per “completamento”

    Secondo il DM 24 luglio 2024, il completamento dell’investimento non coincide semplicemente con l’ultimazione fisica dei lavori di installazione.
    È infatti subordinato anche alla comunicazione obbligatoria al gestore di rete secondo le procedure definite da ARERA.

    👉 In altre parole, un impianto fisicamente terminato non è considerato fiscalmente completato se non è stata inoltrata e registrata la comunicazione al gestore di rete competente.


    Entrata in esercizio: un passaggio distinto

    Diverso è il concetto di entrata in esercizio, che riguarda l’effettiva connessione e avvio della produzione di energia da parte dell’impianto.
    Questa fase può avvenire anche dopo il completamento, ma non è rilevante per la maturazione del credito d’imposta.

    L’elemento discriminante rimane quindi la data della comunicazione al gestore di rete, e non quella dell’avvio produttivo.


    I rischi per le imprese

    Molte aziende, nella pianificazione dei loro investimenti in fotovoltaico agevolati dal Piano Transizione 5.0, si concentrano sull’installazione e sull’avvio dell’impianto, trascurando la formalizzazione amministrativa.

    I rischi concreti sono:

    • Investimento fiscalmente “incompleto”: senza comunicazione al gestore, l’impianto non risulta validamente completato ai fini 5.0.
    • Contestazioni in sede di controllo: l’Agenzia delle Entrate può negare totalmente il credito d’imposta.
    • Perdita di tempo e risorse: un progetto formalmente non concluso blocca la possibilità di beneficiare della misura.

    Un cambio di approccio necessario

    Questa novità normativa richiede un ripensamento della gestione dei progetti fotovoltaici:

    • La sequenza operativa deve includere, come passaggio obbligato, la comunicazione ad ARERA e al gestore territoriale.
    • I consulenti e i progettisti devono coordinare non solo l’installazione, ma anche gli adempimenti documentali.
    • Le imprese devono pianificare con anticipo, evitando di concentrare tutte le attività a ridosso delle scadenze.

    La distinzione introdotta dal DM 24 luglio 2024 tra completamento ed entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici non è un dettaglio tecnico, ma un punto critico che può determinare la perdita totale del beneficio fiscale.

    Per non correre rischi, è indispensabile adottare un approccio integrato:

    • tecnico (installazione e collaudo),
    • normativo (comunicazioni ARERA),
    • fiscale (documentazione per il credito d’imposta).

    Solo così gli investimenti in autoproduzione energetica rinnovabile potranno essere davvero valorizzati all’interno della Transizione 5.0.